I-AER Index - I semestre 2025

Un termometro dell’economia reale

 

Lo I-AER Index è uno strumento di analisi che monitora l’andamento economico, patrimoniale e finanziario delle piccole e medie imprese italiane, restituendo una fotografia aggiornata dello stato di salute del sistema produttivo nazionale.

Basato su un campione rappresentativo di imprese attive nei settori produzione (38%), servizi (38%) e commercio (24%), l’indice è composto da due terzi di aziende familiari, di cui quasi una su cinque sta affrontando un passaggio generazionale, e realtà di piccola dimensione: il 65% ha meno di 50 dipendenti.

Nel primo semestre 2025, lo I-AER Index registra un moderato recupero dei ricavi (+2,9%), ma con margini e solidità in peggioramento. La crescita è trainata da servizi (+16,3%) e commercio (+12,0%), mentre la manifattura arretra del -3%, frenata da costi elevati e domanda estera debole.

L’aumento dei ricavi non si traduce in valore: l’EBITDA medio cala del -15,2%, la liquidità si riduce (-1,4%) e la leva finanziaria cresce del +27,3%, segnalando una dipendenza crescente dal debito. Il sistema mostra fragile resilienza. La priorità per le PMI è rafforzare produttività e la struttura patrimoniale, trasformando i ricavi in redditività sostenibile.

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Andamento complessivo – 2024 Vs. 2025 [Riepilogo Gennaio-Giugno], fonte: I-AER

 

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Fatturato: resilienza selettiva, trainata dai servizi e dal commercio

Nel primo semestre 2025, il fatturato complessivo delle PMI italiane è cresciuto del +2,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un risultato che conferma la tenuta del sistema imprenditoriale, ma con forti differenze settoriali.

Andamento del fatturato – 2024 Vs. 2025 [I semestre], fonte: I-AER

l settore dei servizi registra la crescita più sostenuta, con un incremento del +16,3%, sostenuto dal dinamismo dei comparti tecnologici, digitali e consulenziali. Anche il commercio sembra mostrare un significativo recupero (+12%), favorito dalla ripresa dei consumi interni e da un miglioramento delle aspettative di fiducia nel secondo trimestre. In controtendenza, la manifattura arretra del -3%, appesantita dal calo della domanda estera, dall’aumento dei costi di produzione e dalla difficoltà di mantenere la competitività di prezzo.

Nel complesso, la crescita dei ricavi è fragile: i volumi migliorano, ma l’erosione dei margini indica che la produttività resta il vero nodo competitivo.

Implicazioni strategiche:

  • Le imprese manifatturiere devono agire su efficienza, automazione e supply chain, per recuperare produttività e competitività sui mercati esteri.
  • I servizi devono consolidare la crescita, puntando su fidelizzazione, qualità e scalabilità dei modelli di business.
  • Il commercio, tornato in espansione, deve trasformare i maggiori volumi in redditività sostenibile, migliorando logistica e controllo dei costi.

 

Redditività: margini sotto assedio

L’analisi della redditività operativa (EBITDA) conferma un quadro critico: nel primo semestre 2025, le PMI italiane hanno registrato una flessione media del -15,2% rispetto al 2024.

Andamento della redditività – 2024 Vs. 2025 [EBITDA I Semestre], fonte: I-AER

Andamento della redditività – 2024 Vs. 2025 [ROS I Semestre]

Le maggiori difficoltà emergono nella manifattura, dove l’EBITDA crolla del -18,5%, con un ROS (margine) che si riduce dal 12,5% al 7,6%. Un segnale evidente della perdita di efficienza operativa, accentuata dall’aumento dei costi fissi e dal rallentamento della domanda.

Anche i servizi evidenziano un calo della redditività (-7,6% sull’EBITDA), ma mantengono un margine stabile intorno all’11%, grazie a strutture più flessibili e con minori investimenti richiesti.

Il commercio, invece, limita le perdite (-4,9% EBITDA) ma mostra un calo significativo della redditività netta (ROS 5,9% contro l’11% del 2024), segnale di un aumento dei costi variabili e di una ridotta capacità di difendere i margini sui prezzi di vendita.

Nel complesso, il quadro suggerisce un divario crescente tra fatturato e profittabilità: l’aumento dei ricavi non si traduce in un miglioramento dei risultati operativi, evidenziando una debolezza strutturale nella gestione dei costi e nella capacità di valorizzare la crescita.

Implicazioni strategiche:

1.     Ristrutturare i costi attraverso un controllo più rigoroso della produttività e l’adozione di strumenti di lean management.

2.     Riposizionare l’offerta verso segmenti meno sensibili al prezzo, puntando su innovazione, qualità e valore percepito.

3.     Rivedere le politiche di pricing e la catena di fornitura, migliorando il rapporto tra costo industriale e prezzo finale.

Nel medio periodo, la priorità sarà trasformare la crescita dei ricavi in valore sostenibile, digitalizzando i processi e rafforzando il controllo di gestione. Solo un miglior equilibrio tra volumi, margini e struttura finanziaria potrà garantire continuità e competitività alle PMI italiane verso la fine dell’anno.


 

Liquidità: tenuta complessiva, ma con forti divergenze settoriali

L’indice di liquidità, che misura la capacità delle imprese di coprire le passività correnti con le attività a breve termine, mostra nel primo semestre 2025 una lieve flessione complessiva
(-1,4%)
, passando da 1,58 a 1,56. Un valore ancora sopra la soglia di sicurezza (1), ma che segnala un rallentamento nella capacità del sistema produttivo di generare cassa operativa.

Andamento della liquidità – 2024 Vs. 2025 [Indice di liquidità I Semestre], fonte: I-AER

 

Il quadro settoriale è eterogeneo:

·         La produzione registra un leggero miglioramento (+0,7%, indice 1,67), segno di una gestione più efficiente del capitale circolante, probabilmente favorita da un rallentamento degli investimenti e da un controllo più prudente dei flussi operativi.

·         Il commercio mostra un incremento più consistente (+4,2%, indice 1,14), ma resta il comparto più fragile in termini di equilibrio di cassa: i margini stretti e la lentezza nella rotazione dei crediti continuano a esporre molte imprese a rischi di tensione finanziaria.

·         Al contrario, i servizi registrano un calo del -6%, con l’indice che scende da 1,80 a 1,70. La diminuzione, pur contenuta, riflette un allungamento dei tempi di incasso e una maggiore esposizione al capitale circolante, effetto collaterale della crescita dei volumi registrata nel periodo.

Nel complesso, il sistema appare equilibrato, ma con segnali di fragilità crescenti: la liquidità generata non cresce al ritmo dei ricavi, suggerendo che le imprese stanno sostenendo la crescita tramite credito commerciale o maggiore indebitamento a breve termine.

Implicazioni strategiche:

Per evitare che la situazione evolva in tensioni strutturali di cassa, le imprese dovrebbero:

·         Rinegoziare i termini di pagamento con clienti e fornitori per migliorare i flussi netti di liquidità;

·         Ottimizzare la gestione del magazzino, riducendo il capitale immobilizzato in scorte;

·         Utilizzare strumenti di finanza agevolata per rafforzare la liquidità corrente senza aumentare l’esposizione debitoria.


 

Solidità: leva finanziaria in crescita, rischio di squilibrio strutturale

L’indice di leverage, che misura il rapporto tra debiti e patrimonio netto, mostra nel primo semestre 2025 un aumento generalizzato del 27,3%, passando da 3,18 a 4,05 a livello aggregato. Il dato conferma una crescente dipendenza delle PMI italiane dalla leva finanziaria per sostenere la gestione corrente e gli investimenti.

Andamento della solidità – 2024 Vs. 2025 [Leverage I Semestre], fonte: I-AER

L’incremento riguarda tutti i comparti:

·         Il commercio si conferma il più esposto, con un leverage in forte aumento (+34,2%, da 3,38 a 4,54), oltre la soglia di sostenibilità (3). La combinazione di redditività debole, liquidità solo parzialmente recuperata e debito crescente segnala una tripla vulnerabilità del comparto.

·         Anche i servizi evidenziano un peggioramento (+19,1%, da 4,36 a 5,19), dovuto a un aumento dell’indebitamento volto a sostenere l’espansione del fatturato, ma non ancora compensato da flussi di cassa proporzionali.

·         La manifattura, pur partendo da livelli più bassi, mostra un incremento significativo (+28,3%, da 2,41 a 3,10), probabilmente legato al finanziamento di scorte e a investimenti di mantenimento più che di crescita.

Il ricorso alla leva finanziaria non è di per sé negativo se finalizzato a investimenti produttivi e supportato da adeguati margini. Tuttavia, nel contesto attuale, la crescita del debito appare più difensiva che strategica: molte imprese lo utilizzano per coprire costi correnti o compensare la riduzione dei flussi di cassa, un sintomo di fragilità strutturale.

Implicazioni strategiche:

Per rafforzare la struttura patrimoniale e mitigare i rischi, le imprese dovrebbero:

·         Cercare capitale stabile, coinvolgendo soci, partner o strumenti finanziari misti;

·         Aumentare il capitale con risorse proprie, reinvestendo gli utili e riducendo prelievi o dividendi;

·         Rinegoziare i debiti a breve, trasformandoli in prestiti a medio termine con tassi fissi e rate più gestibili;

·         Usare gli incentivi pubblici per rafforzare il patrimonio, come fondi di garanzia e misure a sostegno del capitale delle PMI.


 

Previsioni: ottimismo selettivo ma in calo

Le previsioni di crescita del fatturato 2025 si sono progressivamente ridimensionate nel corso dell’anno:

·         la stima di marzo 2025 indicava un incremento medio dell’8%,

·         quella di giugno è scesa al 6%,

·         e la proiezione più recente di ottobre 2025 si attesta al +5%.

 

Previsioni di Crescita del Fatturato 2025, fonte: I-AER

L’andamento riflette un ottimismo selettivo e realistico:

·         Servizi: si confermano il motore della crescita, con una previsione stabile al +13%;

·         Commercio: rallenta dall’11% al +5%, penalizzato dall’erosione dei margini e dall’aumento dei costi di finanziamento;

·         Produzione: prospettive di stagnazione (0% di crescita prevista), a causa di domanda estera debole e scarsa competitività sui costi.

Il sentiment imprenditoriale resta positivo ma più prudente: la fiducia cresce nei servizi, mentre manifattura e commercio affrontano il 2025 con cautela, frenate dal peso dei debiti e dall’instabilità della domanda interna.


 

Lettura strategica: la crescita va resa sostenibile

Lo scenario mostra che le PMI devono passare da una crescita quantitativa a una crescita sostenibile, fondata su tre linee guida:

1.     Rendere più equilibrata la struttura finanziaria, riducendo i debiti e aumentando la capacità di generare cassa.

2.     Innovare prodotti e processi per migliorare margini e produttività, soprattutto nella manifattura.

3.     Ampliare mercati e canali, per diminuire la dipendenza dal mercato interno e dal credito commerciale.

Le imprese che sapranno agire oggi su efficienza, governance e capitale, saranno le stesse che domani guideranno la ripresa del tessuto produttivo italiano.

Non è il momento di attendere. È il momento di scegliere.

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