PMI italiane: motore economico, laboratorio di futuro
In un contesto economico globale in continua trasformazione, le piccole e medie imprese italiane restano una componente centrale dell’identità produttiva del nostro Paese. A ricordarlo, con chiarezza e dati concreti, è stato il professore di economia e fondatore di I-AER, Fabio Papa nel suo recente intervento alla Camera dei Deputati.
“Il fenomeno della piccola e media impresa italiana è un fenomeno di rilevanza strategica. In Italia abbiamo circa 4,5 milioni di imprese attive. Il 98% di queste sono piccole e medie imprese. E l’83% è a conduzione familiare. Un altro dato cruciale: il 70% della forza lavoro del settore privato lavora proprio in una PMI.”
Questi numeri descrivono un sistema imprenditoriale diffuso, capillare, resiliente. Un ecosistema che genera occupazione, innovazione e coesione sociale. Ma, come ha sottolineato il prof. Papa, questo sistema oggi affronta una serie di sfide decisive.
Una trasformazione generazionale inevitabile
Il primo nodo riguarda la cosiddetta transizione generazionale, che Papa definisce trasformazione generazionale. Non si tratta solo di passare il testimone, ma di ripensare i modelli di leadership e trasmissione del sapere in un mondo radicalmente diverso da quello in cui le PMI italiane sono cresciute.
“Abbiamo vertici aziendali che in media oggi hanno 61,5 anni. Persone che hanno fatto grande il Paese, che da tantissimo tempo sostengono l’economia italiana. Ma oggi hanno bisogno di essere affiancate dai giovani.”
Il problema non è solo demografico. Le nuove generazioni si trovano a entrare in un mondo del lavoro segnato da instabilità, inflazione, rivoluzione tecnologica e transizione ecologica. Non sempre si sentono all’altezza. Non tanto per mancanza di talento – anzi, Papa sottolinea come i giovani italiani siano tra i più brillanti, creativi e intraprendenti – quanto per una distanza culturale e sistemica tra loro e il mondo dell’impresa.
Riavvicinare giovani e imprese: una sfida strategica
Come ha ricordato Papa, il 75% della forza lavoro globale è oggi composto da Millennials e Generazione Z. Si tratta di una componente cruciale, che ha bisogno di essere ascoltata, formata, accompagnata.
“Oggi i giovani sono molto fragili. E spesso si sentono disorientati. Ma desiderano essere accolti. Le imprese italiane sono a prova di giovani, a prova di futuro. Ma devono essere sostenute da una cultura della conoscenza che è ancora troppo lontana dalla realtà.”
Riavvicinare giovani e imprese significa anche investire nei territori, dove si trova il vero patrimonio del Paese: famiglie imprenditoriali, competenze diffuse, eccellenze produttive. Sono questi i luoghi dove ogni giorno si genera valore, dove si costruisce identità economica e sociale. Ma sono anche luoghi che rischiano di restare invisibili se non vengono raccontati, visitati, valorizzati.
Intelligenza artificiale: opportunità, non minaccia
Un altro nodo centrale è il rapporto tra impresa e tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale. Papa mette in guardia da una visione semplificata e allarmista:
“Si tende a dire che l’intelligenza artificiale andrà a sostituire l’essere umano per fare più profitti, perché costa meno. Ma io dico: no, non andiamo in quella direzione.”
I dati internazionali mostrano che i Paesi più avanzati tecnologicamente – come la Svizzera o Singapore – non hanno visto aumentare la disoccupazione, ma anzi, hanno creato nuovi posti di lavoro e hanno rafforzato il capitale umano.
“La tecnologia non cancella posti di lavoro. Anzi, ne crea di nuovi. Ma costringe l’essere umano a uscire dalla zona di comfort, ad alzare il livello, ad evolvere. È scomodo, ma è necessario. E soprattutto è un’opportunità.”
Anche qui emerge un elemento chiave: la tecnologia non può essere pensata come un’alternativa all’uomo, ma come uno strumento che amplifica le sue capacità, a condizione che vi sia un adeguato investimento in istruzione e formazione. Le economie più digitalizzate sono anche quelle con i livelli di istruzione più elevati. Dunque, la sfida è soprattutto culturale.
Famiglia e territorio: le fondamenta della rinascita
In chiusura, il prof. Papa ha proposto una riflessione controcorrente sul ruolo della famiglia nelle imprese.
“In Italia oggi la famiglia viene vista quasi come un problema. Ma io dico il contrario: nella magia delle famiglie imprenditoriali c’è la vera rivoluzione che ci attende. È lì che dobbiamo guardare se vogliamo davvero far evolvere il Paese.”
Non si tratta di idealizzare, ma di riconoscere che le imprese familiari rappresentano spazi di fiducia, di lungo periodo, di radicamento nei valori e nelle comunità locali. Sono anche queste le condizioni che permettono di affrontare le trasformazioni in modo sostenibile, umano e durevole.
Un nuovo patto per il futuro
Se vogliamo che l’Italia resti competitiva in un mondo che cambia, dobbiamo investire nella conoscenza, nel capitale umano, nel dialogo tra generazioni. Dobbiamo tornare a considerare i giovani non come un problema, ma come una risorsa, da affiancare e responsabilizzare. E dobbiamo guardare alla tecnologia non con paura, ma con spirito critico e fiducia nella nostra capacità di adattamento.
“L’evoluzione culturale e sociale dell’Italia passerà anche da lì. Se non affrontiamo questi temi, rischiamo davvero di perdere identità e competitività. Ma se recuperiamo il senso di direzione e investiamo sul valore umano, torneremo ad essere la culla di un nuovo Rinascimento.”