PMI tiepide sul Def: più coraggio dal Governo Meloni per sostenere competitività e lavoro. Ma la fiducia sul 2023 è in aumento. La tenuta del sistema non è in discussione.
A fronte di un Def giudicato poco incisivo, preoccupa il ritardo strutturale su PNRR in unione ad un approccio troppo morbido nei confronti del cuneo fiscale. Nel secondo semestre 2023 crescono, però, propensione agli investimenti e fiducia. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori di I-AER, Institute of Applied Economic Research*.
Milano 14 aprile 2023 - Dopo un biennio 2021-2022 che ha portato l’Italia ad essere l’economia con la crescita più sostenuta dell’area G7, il nostro Paese torna a fare i conti con timori generalizzati relativi a guerra, inflazione e tassi di interesse. Questo quanto emerge dalla ricerca effettuata dal team di ricercatori di I-AER, in collaborazione con Aida Partners PR, su un campione di 531 PMI su tutto il territorio nazionale.
“Da troppo tempo – afferma il Prof. Fabio Papa, docente di economia e fondatore di I-AER - le aziende attendono misure più decise sul cuneo fiscale per stimolare competitività e sviluppo. Richieste parzialmente inascoltate anche dal Governo Meloni”.
“Infatti, dalla ricerca economica, emerge che ben 7 imprenditori su 10 ritengono insoddisfacente il taglio al costo del lavoro proposto dal Def, con le aziende che, ancora oggi, sostengono per due terzi i costi derivanti dal cuneo fiscale. Questo squilibrio crea un forte freno alla crescita dell’intero sistema-paese con evidenti danni di lungo periodo all’economia”.
Lo studio mostra un ecosistema imprenditoriale che vede nella contrazione dei consumi domestici una potenziale fonte di preoccupazione per la crescita prospettica del PIL che, nel 2023, secondo il Def dovrebbe comunque attestarsi attorno all’1%, dato in aumento sia rispetto alle precedenti previsioni del Governo che delle più importanti istituzioni economiche tra cui spicca il Fondo Monetario Internazionale.
Il costo del lavoro è certamente l’area sulla quale il campione analizzato auspicava un intervento più incisivo. Il motivo, in oltre la metà dei rispondenti, è legato proprio alla necessità impellente di sostenere i consumi. Infatti, per quanto nell’ultimo anno le imprese si siano sforzate di sostenere i lavoratori con incrementi delle retribuzioni nette, è innegabile che senza un intervento strutturale la situazione rischia di diventare insostenibile; con i consumi dei privati a farne le spese, soprattutto in un contesto di inflazione persistente che tornerà a livelli accettabili non prima del 2025.
L’indagine condotta da I-AER approfondisce anche il rapporto tra PMI e PNRR. Su questo fronte le aziende si dicono fortemente disorientate. Infatti, 9 titolari d’impresa su 10 affermano di non aver ancora percepito alcun beneficio reale derivante dal PNRR.
“Questo dato – puntualizza il Prof. Papa - è certamente influenzato dal fatto che oltre l’85% degli adempimenti legati al PNRR è in sospeso, con evidenti problemi di messa in opera dovuti a criticità procedurali che caratterizzano il nostro sistema. Ciononostante, le aziende continuano a mantenere una forte capacità di reazione, testimoniata anche da una rinnovata propensione agli investimenti, tanto che 64 aziende su 100 intendono rivedere verso l’alto i target di spesa preventivati, segno di una ritrovata fiducia rispetto ai trend riscontrati tra la fine del 2022 e i primi due mesi dell’anno in corso”.
Sebbene quindi lo scenario sia ancora incerto, con le imprese che rimangono guardinghe rispetto alle scelte del Governo, la tenuta del sistema non è in discussione. “I nostri imprenditori – conclude Fabio Papa - hanno generato, anche stavolta, un nuovo miracolo economico basato su coraggio gestionale, filiere produttive corte e diversificazione di prodotti e mercati; una formula che promette di offrire nuove soddisfazioni anche nel secondo semestre 2023, con l’Italia che dovrebbe continuare a crescere”.
Domenico Ciancio
Corporate Communication & Public Affairs Manager Consultant
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