Mobilità sostenibile: il Green Deal ridisegna il futuro delle PMI
Secondo un'indagine condotta da I-AER, Institute of Applied Economic Research, che ha analizzato un campione di 864 PMI, emergono visioni discordanti tra gli imprenditori italiani riguardo al Green Deal e alla transizione verde.
Milano, 14 novembre 2024 - Il Green Deal europeo rappresenta una delle iniziative più ambiziose mai promosse dall’Unione Europea per affrontare la crisi climatica e ridurre le emissioni di gas serra. Questo piano strategico mira a trasformare l’Europa nel primo continente a zero emissioni entro il 2050, e avrà un impatto profondo su diversi settori economici, con particolare attenzione alla mobilità. Le PMI, il cuore pulsante dell’economia europea, sono chiamate a giocare un ruolo centrale in questa trasformazione. Ma sono davvero pronte ad affrontare questa sfida?
Le decisioni dell’UE in tema di mobilità sostenibile comporteranno un cambiamento significativo per le PMI. La revisione degli standard di emissione per i veicoli leggeri (Euro 7) e l’obiettivo di ridurre le emissioni dei veicoli del 55% entro il 2030 implicheranno con molta probabilità un aumento dei costi per molte imprese, che dovranno adattare i loro parchi mezzi per rispettare le nuove normative. Inoltre, occorre considerare che nel 2035 le regole si faranno ancora più stringenti: sarà possibile immatricolare solo mezzi a zero emissioni, come veicoli elettrici o alimentati a idrogeno. Il mancato adeguamento a queste regole potrebbe ridurre il numero di mezzi disponibili per le imprese, con conseguenze economiche importanti.
“Il 63% degli imprenditori intervistati – spiega Fabio Papa, docente di economia e fondatore di I-AER – vede il Green Deal come un’opportunità per innovare e rendere le proprie aziende più competitive, mentre il 37% esprime preoccupazioni legate ai costi della transizione. Il passaggio ai veicoli elettrici e ad altre tecnologie a zero emissioni implica non solo l’acquisto di nuovi mezzi, ma anche l'installazione di punti di ricarica e l’adeguamento della logistica aziendale, il che può risultare particolarmente oneroso per le piccole realtà che operano con risorse limitate.”
Anche per queste ragioni, la diffusione delle auto elettriche in Italia e in Europa non sta avanzando come previsto. In Italia, la quota di mercato delle nuove auto elettriche immatricolate nel 2023 è stata appena del 4,1%, ben al di sotto di altri Paesi europei come la Germania (18,1%) e la Francia (16,4%). Per di più, ad agosto 2024, le nuove immatricolazioni di auto nell’Unione Europea sono diminuite del 18,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un calo significativo nei quattro principali mercati: Germania (-27,8%), Francia (-24,3%), Italia (-13,4%) e Spagna (-6,5%).
“Le cause di questo ritardo – continua Fabio Papa – sono molteplici: l’assenza di infrastrutture di ricarica adeguate, specialmente nelle regioni meridionali, e il costo iniziale ancora elevato dei veicoli elettrici rendono difficile l’accesso per molte PMI e consumatori.”
Attualmente, in Italia, sono circa 57 mila le colonnine di ricarica, la maggior parte delle quali, però, a bassa potenza (<50kW), con tempi di ricarica che superano le sei ore. Le stazioni di ricarica ultraveloce (>150kW), che permettono una ricarica significativa in circa 15-20 minuti, sono poco più di 3000.
In particolare, si registra una disparità nella distribuzione delle colonnine sul territorio nazionale: il 58% si concentra nel Nord Italia, il 20% al Centro e solo il 22% al Sud e nelle isole. Tale situazione riflette le differenze economiche e infrastrutturali tra le diverse zone del Paese, fattori che influenzano un serio sviluppo delle reti di ricarica e, di conseguenza, la transizione verso una mobilità più sostenibile a livello nazionale.
Per incentivare una maggiore diffusione delle auto elettriche, il PNRR ha previsto 600 milioni per finanziare l’installazione di 18 mila infrastrutture di ricarica rapida nel 2025, ma è essenziale accelerare la realizzazione di questi progetti.
Nonostante questo, per le PMI che passano alla mobilità sostenibile, i costi operativi delle auto elettriche risultano significativamente inferiori rispetto ai veicoli a benzina. Il costo delle ricariche può essere ridotto dal 50% al 90%, a seconda del modello e del tipo di ricarica, permettendo un notevole risparmio nel lungo periodo. Inoltre, per i veicoli a zero emissioni, il bollo auto è esentato per i primi 5 anni e successivamente si riduce al 25% del valore normale, mentre i parcheggi gratuiti in molte città rappresentano un ulteriore vantaggio.
Tuttavia, l’acquisto di un’auto elettrica resta oneroso: il prezzo di listino è mediamente superiore di 10.000 euro rispetto a un’auto a motore termico e può arrivare a superare i 25.000 euro in alcuni casi, rendendo l’investimento iniziale difficile da sostenere per molte PMI senza incentivi adeguati. Un segnale positivo in questa direzione è però rappresentato dal drastico calo del prezzo medio delle batterie, sceso da 60 dollari per kWh nel 2022 a 20 dollari per kWh nel 2024.
Secondo le stime, i settori della produzione e del commercio, con margini più bassi, affronteranno maggiori difficoltà nella transizione ecologica, poiché avranno meno risorse da investire in tecnologie verdi per adeguarsi alle normative. Al contrario, i servizi, con margini più alti, potranno adattarsi più velocemente e investire con maggiore facilità in soluzioni sostenibili.
In particolare, per le micro imprese con un parco macchine di 2-3 veicoli, l'investimento necessario per adeguare la flotta aziendale è stimato intorno ai 115.000 euro. Considerando che il 95% delle aziende rientra nella categoria delle micro imprese, con un fatturato inferiore ai 2 milioni e utili mediamente intorno al 5% (circa 100.000 euro), sembra difficile trovare spazio per un investimento di questa portata. Tuttavia, dilazionando il costo su più anni e sfruttando gli incentivi previsti dal Green Deal, l'adeguamento potrebbe risultare sostenibile anche per queste piccole realtà.
Uno dei settori più impattati sarà sicuramente quello dei trasporti e della logistica, responsabile del 25% delle emissioni europee. Il Green Deal punta a ridurre l'impatto ambientale del settore tramite l'espansione del trasporto ferroviario e marittimo, l'uso di carburanti alternativi e l'efficienza energetica dei veicoli. Per le aziende di spedizione, questo si tradurrà nella necessità scegliere partner ecologici e preferire mezzi di trasporto più sostenibili, garantendo così una logistica efficiente e a basso impatto.
Inoltre, le PMI attive nel trasporto su strada dovranno affrontare sfide aggiuntive per adeguarsi alle nuove esigenze ambientali. Oltre alle misure già citate, sarà necessario adattare le rotte, considerando le soste per la ricarica dei veicoli. I camion elettrici di circa 30 tonnellate, ad esempio, hanno attualmente un’autonomia media di 300 km, che impone pause regolari per la ricarica. Questo limite, insieme alla presenza ancora ridotta di infrastrutture di ricarica rapida, può allungare i tempi di viaggio e incidere sulle ore di lavoro, rendendo indispensabile una riorganizzazione sostenibile della logistica stradale.
“Nonostante le sfide, – spiega Fabio Papa – ci sono segnali di apertura tra le PMI italiane verso la mobilità sostenibile. Secondo i dati di I-AER, 7 aziende su 10 sarebbero disposte a convertire parte o l’intera flotta aziendale con veicoli elettrici o ibridi plug-in, indicando una crescente consapevolezza e volontà di adattarsi alla transizione ecologica.”
Le motivazioni che spingono le PMI verso questo cambiamento sono legate principalmente alla riduzione dell’impatto ambientale (81%), al miglioramento della reputazione aziendale (74%) e alla possibilità di ottenere un ritorno economico a lungo termine (73%).
“Senza politiche di supporto mirate e adeguate, però, il rischio è che molte imprese, soprattutto le più piccole, non riescano a sostenere i costi necessari per la transizione entro i tempi previsti”, conclude Papa.
In questo contesto, il 42% degli intervistati ha espresso preoccupazioni significative riguardo alla complessità delle normative ambientali e alla mancanza di risorse finanziarie. Un imprenditore su tre ritiene che la burocrazia legata all’implementazione delle misure del Green Deal sia un ostacolo importante.
Anche per questi motivi, solo una piccola percentuale di aziende ha già iniziato a investire in mobilità sostenibile: meno del 5% ha ottenuto fondi europei, mentre un ulteriore 8% è in attesa di finanziamenti. La maggior parte delle imprese che ha intrapreso questo percorso ha stanziato budget limitati, con l'80% che ha investito meno di 250.000 euro e solo un 2% che ha superato il milione di euro.
Dalla ricerca si evince la necessità di politiche mirate per supportare le PMI nella transizione verde. Tra le proposte, vi è il potenziamento di fondi specifici per incentivare gli investimenti in tecnologie verdi, oltre a misure di defiscalizzazione per le imprese che adottano pratiche sostenibili. Il Prof. Papa ha inoltre sottolineato l’importanza di iniziative di formazione per gli imprenditori, al fine di aiutarli a comprendere meglio le opportunità offerte dalla sostenibilità e a superare le barriere all’adozione di nuove tecnologie.
In questo senso, il Green Deal europeo prevede meccanismi di supporto finanziario per le PMI che affrontano la transizione. Il Social Climate Fund, parte integrante del piano, metterà a disposizione 86 miliardi di euro per sostenere le piccole imprese e i cittadini vulnerabili. Tuttavia, per accedere a questi fondi, gli Stati membri dovranno presentare dei “Piani sociali per il clima” a Bruxelles entro giugno 2025. La sfida sarà quindi garantire che le PMI, specialmente quelle più piccole, possano accedere a queste risorse in modo efficiente e rapido.
In conclusione, il Green Deal europeo offre alle PMI italiane l’opportunità di ridefinire i propri modelli di business in modo più sostenibile ed efficiente. Anche se un buon numero di PMI è disposto a investire in mobilità sostenibile, molte altre potrebbero rimanere escluse senza un supporto mirato e sostanziale da parte delle istituzioni.
Il PNRR rappresenta un’opportunità cruciale per favorire l’installazione di infrastrutture di ricarica rapida e incentivare l’acquisto di veicoli elettrici. Tuttavia, una PMI su tre segnala difficoltà nell’accesso ai fondi e nella gestione dei progetti, evidenziando l’urgenza di semplificare e migliorare le procedure di accesso ai finanziamenti.
Se supportata adeguatamente, la transizione verde potrebbe non solo contribuire a ridurre le emissioni, ma anche trasformare le PMI in protagoniste del mercato delle tecnologie pulite. È essenziale un impegno congiunto tra istituzioni e imprese per superare le sfide attuali sviluppando politiche che bilancino la sostenibilità con la competitività economica. La collaborazione tra il settore privato e pubblico, unita all’innovazione tecnologica, rappresenterà la chiave per garantire un futuro prospero e sostenibile per le PMI italiane.
Domenico Ciancio
Corporate Communication & Public Affairs Manager Consultant
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